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martedì 19 luglio 2011

Tu chiamale se vuoi... emozioni

Fuori un cielo nero e cupo ringhia e tuona senza curarsi delle lamentele di chi invoca il bel tempo e l'estate. Dentro, una luce soffusa e il carillon del mio piccolo che non vuole saperne di dormire mi tengono sul chi va là. Ammetto di essere un po' più stanco del solito, sarà l'allenamento, sarà lo spostare per l'ennesima volta l'asticella degli obiettivi a breve scadenza, così da dover faticare per raggiungere il solito traguardo posto come limite di un infinito inconcepibile e volontariamente inarrivabile, sarà... cos'ho detto? Solite divagazioni e momenti di "straparlo solo io", conscio che stanotte anzichè lavorare un po' mi perderò in qualche futile pensiero. E forse è una situazione volontariamente generata dal tentativo di nascondere un malessere che mal si concilia col turbinare di emozioni che in questi giorni si sussuegono, belle, brutte, da "non so, boh". E' proprio vero che volere è potere, chissà quante volte me lo sono ripetuto. Però, se è vero che basta un sorriso per dare un nuovo senso alla giornata di una persona, anche di uno sconosciuto, è altrettanto vero che basta sentire la voce tremante di chi finge che tutto vada bene per tranquillizzarti anche se così non è per farti crollare tutto addosso: ogni convinzione, ogni certezza, ogni sogno, ogni speranza. Stanotte non voglio addormentarmi, così da non fare nessun incubo. Vorrei poter non aver bisogno di dormire, così da non avvertire quell'angoscia che sta cominciando a prendermi allo stomaco e vuole crescere per divorarmi anche nel sonno. Domani, però, perchè un domani arriverà, dovrò essere nuovamente forte. Il più forte! Per me stesso, per la mia famiglia, per te che stanottte forse non riuscirai a dormire. Non penso di averti trasmesso molta tranquillità, cosa che forse cercavi, disperatamente e inconsciamente. Ma spero tu sappia che ti sono vicino. E ti penserò.  

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