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giovedì 26 aprile 2012

Quattro chiacchere con... Taglialatela Scafati Santolo



In un 2012 che stenta a partire col ritmo giusto, riusciamo finalmente a trovarci con Santolo Taglialatela Scafati per una bella "chiaccherata". Ho la fortuna di averlo come collega, anche se in reparti e con manisoni differenti, quindi capita d'incrociarsi e scambiare qualche battuta. Per questa intervista mi piace immaginare un nostro casuale incontro alle macchinette del caffè, sarà quindi una cosa lampo, se no i capi...

1) Ciao! Allora, com'è?

Ciao Silvio, tutto bene, grazie. Sono contento di ritrovarmi, anche se virtualmente, con te all’area break…innanzitutto grazie per l’invito…

2) Figurati! Complimenti ancora per "L'Autore di Ricordi", l'ho già letto un paio di volte e davvero mi lascia sempre piacevolmente emozionato! Mi è piaciuta molto anche la dedica. L'idea che un giorno tua nipote possa "posare gli occhi su qualcosa di tuo"... poetico. Come tutti i tuoi lavori del resto. Ma di un po', so che ti piace molto scrivere anche testi di canzoni, e per qunato riguarda la poesia?

Mi fa molto piacere che hai sentito il desiderio di rileggere il romanzo. Quella che si racconta nel libro è una storia comune, che appartiene a ciascuno di noi, perché i sentimenti fanno parte della natura umana. Anche i “cattivi” si innamorano, anche le persone “logiche” si lasciano rapire dalla “illogicità” di un sentimento. Nella prefazione faccio riferimento alla mia “nipotissima” Anna perché il romanzo l’ho ultimato poco dopo la sua nascita e la prefazione è stata scritta alla vigilia della mia ripartenza per Milano dopo le festività natalizie del 2008, in quei pochi giorni in cui l’ho potuta conoscere. Il linguaggio poetico che indichi nel romanzo ha in effetti la radice in quello che sono stati per vari anni il mio hobby preferito: la poesia propriamente detta e la poesia in musica. Per questo, il romanzo ha quasi una connotazione da “poesia scritta in prosa” e non solo per la presenza di numerosi inserti poetici nel testo, ma propriamente per l’utilizzo di metafore e di descrizioni interiori per le quali si accorda un linguaggio più ricercato, meno comune.

3) Ma cos'è che ti ispira? Particolari situazioni e stati d'animo precisi, la vita di tutti i giorni, o devo supporre che come me vivi in un mondo tutto tuo fatto di carta, inchiostro, sospiri...

Direi che dipende da cosa si va a scrivere: per esempio, con le canzoni quello che faccio è iniziare a comporre partendo da un ricordo, cercando di rievocare non precisamente qualcuno, ma uno stato d’animo associato a quel qualcuno. Dopo i primi accordi, metto giù quello che è un abbozzo di testo che verrà poi terminato in maniera più celebrale che sentimentale. La poesia invece resta per il 99 % frutto di un’ispirazione, i rimaneggiamenti solo minimi: preferisco una poesia imperfetta ma profondamente ispirata ad un esercizio di stile tecnicamente valido ma freddo. Sarebbe altrimenti come dipingere un cuore incapsulato in un iceberg. Nel caso del romanzo, essendo il lavoro più lungo e dato che la sua stesura richiede lo sviluppo di una storia, non esiste mai solo il proprio stato d’animo, solo l’ispirazione, ma si deve far riferimento a situazioni di vita di tutti giorni per rendere quanto si scrive credibile. Lo scrittore chiuso nella propria stanza ha bisogno di una fantasia illimitata. Ma non tutti ce l’hanno e ciò che può sembrare un limite è invece una forza: chi non possiede una grossa capacità d’invenzione, per poter scrivere ha necessità di dover osservare, documentarsi, conoscere, imparare, prendere in prestito storie e personalità di altri. Un esempio: esistono nel romanzo personaggi ispirati a persone che ho conosciuto, anche se non fisicamente simili, ma nel modo di comportarsi quel dato personaggio si comporta in modo coerente perché si muove in un certo contesto, in una data situazione, come si sarebbe grossomodo comportata la persona reale che ha fatto da fonte di ispirazione. La stessa storia del libro prende liberamente, anche se abbastanza da lontano, lo spunto da un racconto fattomi per caso da una persona che ho conosciuto alcuni anni fa in un circolo scacchistico di Milano: un affermato ingegnere calabrese che da giovane aveva deciso di cambiare vita, ma che aveva nel cuore un motivo per lui ancora valido per ritornare, prima o poi, al punto di partenza.

4) In questo periodo stai lavorando a qualcosa di nuovo?

In effetti ho iniziato ormai da qualche tempo la stesura del secondo romanzo, anche se con molte interruzioni e ripensamenti: si tratta di un lavoro più ambizioso del precedente, che si differenzia da “L’Autore di Ricordi” per la trama più fitta e per l’uso di un linguaggio più convenzionale perché non si tratta in questo caso di un romanzo intimista con le descrizioni approfondite di quelle che sono le interiorità dei personaggi: questo secondo romanzo, dal titolo provvisorio “In riva ai tuoi occhi” racconta di un mistero, di un omicidio, ma è soprattutto un romanzo di formazione. Come ti dicevo è un’opera che ritengo più ambiziosa della precedente, e per questo ci lavoro quando mi ritengo sufficientemente ispirato.

5) So che in passato hai partecipato a qualche concorso, e qualcuno è andato più che bene. Intendi farlo anche quest'anno?

Diciamo che “L’Autore di Ricordi” è stato abbastanza apprezzato, vincendo il secondo premio ad un concorso internazionale di letteratura italiana tenuto a Savona, nel 2010 e alcune poesie contenute nel libro hanno ricevuto diversi riconoscimenti (come poesie finaliste a concorsi nazionali).
Prevedo la definitiva stesura di “In riva ai tuoi occhi” per l’estate e di certo concorrerò a premi in autunno come romanzo inedito.

6) Dì un po': cosa ti aspetti da questo 2012?

Per questo 2012 spero di poter ripubblicare “L’Autore di Ricordi” con un editore nuovo, con un editing più accurato (sono in trattativa con una casa editrice di maggiore diffusione della precedente) e di riuscire a far apprezzare anche “In riva ai tuoi occhi” ai lettori che hanno letto con emozione il primo.

Vabbuò (mi lascio contagiare dalla sua "dialettica"), beviamoci 'sto caffè prima che si raffreddi. Ah, ma vai di già?!


Eh sì, mi stanno cercando in tutta l’azienda. Vado Silvio, grazie per la chiacchierata e buona fortuna anche per la tua vita artistica…


Grazie a te! Per tutto quanto: e in bocca al lupo!


E' già andato... di corsa, come al solito... Mi sono dimenticato di chiedergli che libro vorrebbe consigliare...Mmm...




PS Naturalmente, sempre a breve (!) posterò il primo capitolo del libro, così vi farete un'idea di quello che scrive il nostro amico Santolo Taglialatela Scafati!

mercoledì 18 aprile 2012

Frammenti #1


"Ci sono due modi per guardare il volto di una persona. Uno è guardare gli occhi come parte del volto. L'altro è guardare gli occhi e basta, come se fossero il volto. E' una di quelle cose che mettono paura quando le fai. Perchè gli occhi sono la vita in miniatura. Bianchi intorno, come il nulla in cui galleggia la vita, l'iride colorata, come la varietà imprevedibile che le caratterizza, sino a tuffarsi nel nero della pupilla che tutto inghiotte, come un pozzo oscuro senza colore e senza fondo. Ed è lì che mi sono tuffato..."

Tratto da Bianca come il latte, rossa come il sangue di Alessandro D'Avenia, pag. 154